mercoledì 4 novembre 2009

Quasi tutti in Svezia a scuola di sostenibilità...


L'ottobre scorso i presidenti della commissione ambiente dell'UE hanno visitato il quartiere di Hammarby Sjöstad, la “città d’acqua” che sorge in una ex zona industriale totalmente decontaminata a sud di Stoccolma. Un’area di duecento ettari trasformata in zona residenziale che alla fine dei lavori, nel 2017, comprenderà 11.000 appartamenti, da destinare a circa 25.000 persone, e 200.000 mq di uffici e servizi. Per l’Italia ha partecipato il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Angelo Alessandri. L'intenzione del programma di sviluppo di questa zona – ha spiegato Alessandri nella seduta del 20 ottobre della Commissione – è stata quella di riprodurre su entrambe le sponde del lago di Hammarby la struttura che caratterizza il centro di Stoccolma, pianificando le stesse dimensioni dei quartieri, delle strade e dei cortili, pur con tipologie di edifici maggiormente esposti al sole, alla luce, e con aperture su spazi verdi e sull'acqua. Gli edifici sono stati progettati in modo da garantire un elevato standard energetico, con doppi vetri, coibentazione delle facciate, illuminazione a basso consumo energetico e caldaie a biogas. Attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici e termici collocati sui tetti e sulle facciate degli edifici, l'energia solare viene trasformata in energia elettrica destinata al riscaldamento dell'acqua.
Ma la cosa forse più significativa è la seguente: il sistema di riciclaggio prevede che i rifiuti organici siano convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami sono trasformati in biogas riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime. I rifiuti domestici vengono separati e raccolti in cisterne ubicate nel sottosuolo, evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta. I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Il restante 50% viene fornito dalla combustione di olio biologico (16%) e dall'energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34%). Ebbene si, andare di corpo aiuterà a risparmiare e ad abbattere le immissioni gassose negative per l'ambiente, sempre che non si abbiano disturbi fisici particolari. L'energia elettrica proviene, invece, da pannelli solari posti sui tetti degli edifici ed è in grado di garantire l'illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone – ha concluso Alessandri – di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti contribuiscono fino al 50% dell'energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50% deriva da altre fonti pulite quali pannelli solari, centrali idriche e eoliche.
Il quartiere ha una grande dotazione di verde e le rive del corso d’acqua sono state riqualificate e rese accessibili. L’area dispone di un proprio impianto di trattamento delle acque reflue. L’acqua piovana proveniente dalle strade viene raccolta e purificata con filtri adeguati, quella proveniente dalle abitazioni viene incanalata invece in appositi bacini di trattamento e scaricata pulita nel lago. Sui tetti è stata realizzata una copertura che favorisce la crescita di piante che assorbono direttamente l'acqua piovana. Lungo i sentieri principali sono state piantate alberi di quercia e altre specie.
La raccolta dei rifiuti avviene con un sistema in cui i rifiuti cioè vengono aspirati in tubazioni sotterranee verso un centro di smaltimento. Il biogas, prodotto da impianti di digestione dei rifiuti organici, viene utilizzato come gas da singoli nuclei familiari e come combustibile nelle eco-auto e autobus.

Mentre in Italia per fare un impianto a biogas bisogna scontrasi con burocrazia ottusa ed antiprogresso che non ha per nulla presente quali sono le esigenze dei cittadini e dell'ambiente, a Stoccolma stanno pensando a impianti a biogas casalinghi!
Poco male; in Italia tanto abbiamo il nostro ministro all'ambiente che nel programma del suo dicastero afferma che " le fonti rinnovabili sono una necessità, non solo nel senso dell’utilizzo ma anche del potenziamento della produzione di materiali e tecnologie, e questa sfida può e deve essere raccolta e sostenuta soprattutto nel mezzogiorno. Ma la politica energetica del Governo punta anche sul nucleare, un’energia pulita (sic!), che non produce gas serra, che è ampiamente usata da tutti i nostri concorrenti europei e mondiali. L’obiettivo nel medio periodo è quello di arrivare al 25% di rinnovabili e ad un altro 25% di nucleare, lasciando il restante 50% ai combustibili fossili. Naturalmente - ha assicurato il Ministro - il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie e con i massimi controlli, nei tempi che la complessità di tale programma richiede".
Ci sono solo 2 piccoli "inghippi" che bisogna ricordare al dicastero:
- l'uranio non è una fonte rinnovabile;
- le scorie radioattive sono difficilmente riciclabili!Vabbè, questo è il meno, al massimo facciamo affondare qualche carretta del mare a Capo Spartivento...

A.A.

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